Analogica ossessione: Canon Canonet QL17 GIII

Abbiamo una analogica ossessione per le fotocamere vintage, la vogliamo condividere con voi.

La rubrica sarà curata da Marco Di Meo

 

Canon Canonet QL17 GIII 

Caratteristiche:

  • Anno di produzione 1972
  • Fotocamera a telemetro con ottica fissa.
  • Obiettivo Canon 40mm f1,7, diametro filtri 48mm con range di messa a fuoco da 0,8m a infinito.
  • Telemetro/mirino con compensazione della parallasse.
  • Funzionamento in manuale (senza uso di batterie selezionando tempi e diaframmi) o a priorità di tempi (necessario l’utilizzo di batteria del tipo px625)
  • Pulsante test batteria con led di verifica
  • Diaframma a 5 lamelle
  • Otturatore Centrale da 1/4 a 1/500 più Bulb (per lunghe esposizioni), con sincronizzazione flash su tutte le velocità.
  • Gamma sensibilità da 25 a 800 ISO
  • Funzione di Autoscatto
  • Filettatura per scatto flessibile
  • Leva di avanzamento pellicola comoda e precisa
  • Leva di riavvolgimento grande e facile da impugnare
  • Blocco dell’esposizione AE (in modalità priorità tempi, tenendo premuto leggermente il pulsante di scatto)
  • Funzione di caricamento rapido “QL” Canon (Quick Load)
  • Finestra di caricamento corretto della pellicola (durante l’avanzamento del film le bande rosse scorrono)
  • Cella esposimetrica CDS sull’anello del filtro, quindi i filtri verranno letti in termine di compensazione dell’esposizione.
  • Presa Hot Shoe per l’utilizzo di flash esterni con regolazione del Numero Guida (28,20,14) per l’utilizzo in automatico

Che dire…una delle mie fotocamere preferite.

Ovviamente stiamo parlando di una macchina fotografica a telemetro il cui funzionamento potrebbe spiazzare un po’ chi è abituato a lavorare con le reflex.

In linea di massima mi limiterò a dire che la differenza tra i due sistemi risiede nella possibilità della reflex di poter mirare, comporre ed inquadrare attraverso una visuale che passa dall’obiettivo. In sostanza grazie ad uno specchio posto dietro la lente (ed un prisma) è possibile vedere attraverso la lente avendo la certezza di quello che si sta inquadrando e della sua perfetta messa a fuoco.

Le fotocamere a telemetro (sistema che precede l’invenzione della reflex moderna) prevede un mirino che possiamo considerare come una piccola finestrella decentrata rispetto all’ottica permettendoci di ottenere un’inquadratura di massima. All’interno di questa finestra troviamo come riferimento una cornice sovraimposta che mostra l’area inquadrata dall’ottica.

Vi starete sicuramente chiedendo come sia possibile mettere a fuoco; beh, qui entra in gioco il sistema a telemetro.

 

Una seconda finestrella più piccola sulla fotocamera, attraverso un sistema di prismi e specchi proietta al centro della prima finestra (ricordate? quella con la cornice che usiamo per inquadrare) una sorta di altra immagine che si va a sovrapporre a quella del mirino principale.

Risultato? Se il nostro soggetto non è a fuoco vedremo nella parte centrale del mirino due immagini sdoppiate della stessa cosa. Ruotando la ghiera di focheggiatura sul barilotto della lente osserveremo che le due figure tenderanno lentamente ad avvicinarsi fino alla perfetta sovrapposizione e quindi alla corretta messa a fuoco. Difficile da spiegare…facile da fare.

Le fotocamere a telemetro sono notoriamente più silenziose, facilitate nella focheggiatura in scarsa luminosità e non per ultimo proprio per la mancanza dello specchio reflex permettono di scattare a mano libera con tempi più lenti.

Per contro l’inquadratura (ai bordi del fotogramma) non è esattamente quello che vediamo, ci potremmo ritrovare con qualcosa in più o in meno sulla nostra foto (niente di tragico non vi allarmate).

Concludo questa striminzita lezione sui due sistemi ricordandovi di levare sempre il tappo copri obiettivo dalla vostra fotocamera a telemetro prima di cominciare a scattare perché lavorando con tali macchine la messa a fuoco funziona con o senza tappo sulla camera; insomma, per farla breve, ci si può non accorgere che l’obiettivo è coperto visto che utilizziamo un mirino con visuale esterna rispetto all’ottica.

Dio solo sa quante foto con il tappo ho fatto le prime volte…

 

Tornando alla Canonet posso soltanto che parlarne bene.Un piccolo gioiello di precisione meccanica, semplice da utilizzare, affidabile, attraente e capace di regalare grandi risultati in termini di qualità d’immagine. L’obiettivo non solo è luminoso (f1,7) ma anche molto nitido, soprattutto alle grandi aperture (complice una costruzione ottica di livello), la scala di grigi nelle fotografie in Bianco e Nero è davvero fantastica!!!Molti storceranno il naso al pensiero di usare una macchina fotografica ad ottica fissa, ma vi posso assicurare che non c’è niente di più stimolante.Avvicinarsi, allontanarsi, cercare l’inquadratura…è caccia! Caccia fotografica bella e buona.Compagna ideale per chi desidera un diario scritto da luce ed ombra.Piacevole da usare in qualsiasi situazione:street, reportage, ritratto ambientato ecc.,nasce per essere sempre tenuta carica e pronta all’uso.Tanto per scomodare qualche nome importante nel mondo della fotografia vi posso dire che fotocamere a telemetro di questo“tipo”(mmm…come dire…sentito mai parlare di Leica?) sono state usate per una vita intera da gente del calibro di:Henri Cartier-Bresson–Robert Capa-Gianni Berengo Gardin-SebastiãoSalgado…mi fermo per non riempire la pagina di nomi illustri che non sono degno di nominare. Riprendendo a parlare delle caratteristiche importanti di questa fotocamera, cito la possibilità di poter lavorare in automatismo a priorità di tempi.Il funzionamento è molto semplice, impostiamo un tempo di scatto con il quale desideriamo lavorare e la camera sceglierà in automatico il diaframma ideale per il tempo da noi selezionato (nel mirino sarà possibile vedere quale è questo valore di diaframma scelto) velocizzando cosi le operazioni di esposizione rendendola sempre pronta allo scatto. Ciò nonostante la macchina non è dipendente dalle pile per poter funzionare, mi spiego meglio, le batterie servono solo se si vuole utilizzare l’esposimetro o il sistema a priorità di tempi. La fotocamera è completamente meccanica quindi se la batteria si scarica o se avete scordato di inserirla, sarà possibile impostare manualmente tutti i tempi e tutti i diaframmi (ci avvarremo di un esposimetro esterno per il calcolo dell’esposizione) senza nessun problema.Vi posso assicurare che questo è un gran valore aggiunto, molte fotocamere moderne sono dipendenti da pile anche per il completo funzionamento in manuale, eciò si traduce che in caso di batterie scariche la macchina si ferma e non può essere più utilizzata fino a che non si sostituiranno le pile.

Proseguo citando il sistema di caricamento Quick Load (QL dal nome della fotocamera) che permette di caricare una pellicola in maniera facile a prova di errore (lo spauracchio di molti principianti analogici).

Una volta inserito il rullino in camera, bisognerà estendere il film fino alla parte opposta; chiudendo delicatamente lo sportello del dorso, un supporto metallico speciale andrà a premere sul tratto di pellicola da noi allungato assicurandosi che sia nella posizione corretta per il caricamento.

Come se non bastasse una finestrella con bande rosse, in caso di caricamento ben effettuato, mostrerà ad ogni azionamento della leva di carica il movimento delle bande ad indicare il perfetto trascinamento del film, beh se neanche cosi riuscite a caricare una pellicola…datevi al digitale (sempre che riusciate ad infilare la scheda di memoria nel verso giusto).

 

Concludo dicendo che la Canonet QL17 GIII non è (per fortuna) assolutamente rara (forse un po’ di più la versione completamente nera) quindi sul mercato dell’usato e nei mercatini non è difficile trovarla al giusto prezzo. Il mio consiglio è di non farvela scappare!!!

Ribattezzata “poor man’s Leica” riferendosi alle sue ottime qualità ad un prezzo contenuto posso confessarvi che possedendole entrambi (Leica e Canonet) ho portato più spesso in giro la piccola Canon che la Leica forse perché non ho voglia di competere con quella banda di “illustri” colleghi che mi hanno preceduto o forse solo perché è più divertente e meno seriosa

 

 

 

Marco Di Meo