Residenza D’artista 2018|Relazione iniziale

Questo dicembre c’è stato al Csf Adams l’incontro con l’artista Gaetano De Crecchio finalizzato alla presentazione di quello che sarà il suo percorso in seno alla residenza artistica del 2018/19.

            

L’incontro è stato appassionante, costruttivo, emozionante persino. Al di là della bellezza del suo lavoro, della maestria con cui padroneggia anche gli aspetti artigianali della fotografia sia digitale che analogica, quello che più mi ha colpito sono i contenuti che Gaetano promuove attraverso le sue opere. La profondità e la coerenza con cui si rapporta al mezzo fotografico, al significato più profondo che ha assunto per lui e che sento non dissimile dal mio. Da quello che la fotografia mi da come fruitrice e, idealmente, vorrei fossi capace di esprimere come realizzatrice.

Gaetano parla della fotografia come un mezzo per raccontare un punto di vista, un’esperienza emotiva personale, che per forza di cose non può essere documentazione oggettiva. Non nel suo lavoro. Si spinge però anche più in la. Gaetano pensa la vita come entità materica, cerca quindi nella fotografia la stessa corporeità. Una corporeità che per sua natura deve essere unica, contaminata nei mezzi e nelle forme, soggetta al tempo e quindi alla dissoluzione ultima.

Della sperimentazione così identitaria del suo lavoro ha detto che non è solo un gioco, è anche disciplina e fatica, è l’accettazione del fallimento, della caduta, inscindibile dal piacere che il provare, il toccare con mano riesce a dare.

 

         

 

Ascoltare Gaetano, parlare con lui è stata per me una boccata da aria fresca.

Oggi è il mio compleanno. Scrivere oggi di questo incontro è un’occasione per stilare una lista di buoni propositi per l’anno che verrà. Vorrei per me stessa essere un po’ più Gaetano. Vorrei essere più disciplinata, concentrata, seria e giocosa. Dedicarmi al tempo sospeso in cui si lascia che le cose sedimentino, senza riempire in continuazione la testa con l’intrattenimento piuttosto che con la cultura. Soprattutto vorrei tornare alla fotografia quella vera, alla corporeità di ciò che si fa. All’artigianato delle cose. Cose belle, belle come le meraviglie di Gaetano.

 

Gaia Adducchio

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Foto di Agostino Di Domizio